Monterosso Grana (815 m.s.l.m.) è un comune situato nella Valle Grana, in provincia di Cuneo. Oltre ai famosi “Babaciu”, figure tradizionali che raccontano la storia del luogo ed alle Cave d’Ardesia, esiste un’altra affascinante attrazione: le miniere della Quagna.
Queste miniere narrano la storia di Spirito Marchiò e della sua famiglia, che dedicarono decenni alla ricerca dell’oro, purtroppo senza successo.
Un Viaggio nel Cuore delle Miniere
Il mio viaggio inizia nel centro di Monterosso Grana, superando il Campeggio Roccastella. Poco dopo, svolto a sinistra per Via Mistral e Via Armandi e parcheggio l’auto qui, ovvero presso il cartello indicante “Borg. Quagna”.
Con lo zaino in spalla e munita di una torcia, mi incammino lungo una stradina a sinistra. Attraverso un ponticello in legno e le vecchie baite della borgata, e seguo una traccia nel prato. Fortunatamente, quest’ultima mi conduce a un sentiero nei boschi. L’aria fresca e il suono della natura mi accompagnano, creando un’atmosfera di avventura e scoperta.
La Galleria 19
In breve, raggiungo l’ingresso della Galleria 19 a 775 metri di altitudine. Questa galleria, lunga 85 metri con un dislivello di 4 metri, è documentata nel Catasto delle Cavità Artificiali.
All’inizio del percorso, noto altre due gallerie a sinistra, interrotte a causa di crolli. Le travi di rinforzo al soffitto e due pozzetti a destra, uno piccolo all’inizio e uno più grande verso la fine, testimoniano la pericolosità di queste miniere. È fondamentale prestare la massima attenzione e limitare il tempo trascorso al loro interno. La sensazione di camminare in questi spazi storici è unica, quasi come se le pareti potessero raccontare le storie dei minatori che vi lavorarono.
Il Canalone della Malachite
Dall’ingresso della Galleria 19 proseguo a sinistra, nel “canalone della malachite”. Percorro tutto il canalone, esploro con curiosità, ma non trovo nulla di particolare, non essendo una geologa. Immagino la vita e il lavoro nelle miniere. La mia mente vaga tra le immagini di minatori intenti a estrarre preziosi minerali, sperando di trovare la fortuna.
La Cava a Cielo Aperto
Ritornando alla Galleria 19, prendo il sentiero a destra e, dopo una decina di minuti, raggiungo la “Cava a cielo aperto” a 810 metri di altitudine.
A sinistra della cava è visibile una nicchia scavata nella roccia che serviva da deposito per gli attrezzi dei minatori.
La parete sinistra della cava è spettacolare, con incrostazioni di azzurrite e malachite che brillano alla luce del sole. Non avevo mai visto nulla di simile: i colori vivaci e le forme uniche delle incrostazioni sono un vero spettacolo per gli occhi.
E’ presente anche la tetraedrite (solfuro di rame ed antimonio) conosciuta come “rame grigio” da cui derivano per ossidazione l’azzurrite e, per decarbonatazione di questa, la malachite.
Con il passare del tempo, questi minerali di rame mostrano variazioni di forma e colore, rendendo ogni visita unica.
La Grotta della Quagna
All’inizio della Cava a Cielo Aperto è inoltre presente una cavità, la Grotta della Quagna.
Questa cavità, molto scura, richiede l’uso di luce artificiale per essere esplorata. Al suo interno, si trovano gli stessi minerali della cava a cielo aperto, ma in quantità molto minori.
Dopo aver esplorato queste affascinanti miniere, ritorno all’auto, pronta per un meritato pranzo. Le miniere della Quagna offrono un viaggio nel tempo, tra storia e geologia, rendendo Monterosso Grana una meta imperdibile per gli amanti dell’avventura e della scoperta. Ogni passo in queste miniere è un tuffo nel passato, un’opportunità per connettersi con la storia e la natura in un modo unico e indimenticabile.
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